Le spese legali stragiudiziali costituiscono un “danno emergente”, ma vanno provate in giudizio
Una questione sempre d’attualità, nel sistema giudiziario italiano, è quella della liquidazione delle spese processuali da parte del giudice.
La determinazione e la quantificazione delle spese, infatti, sono a discrezione del giudice e determinano, molto spesso, l’impugnazione del provvedimento ad opera di una delle parti (o di entrambe).
Un tema marginale, ma dello stesso genus, è quello relativo alla liquidazione delle spese stragiudiziali, unitamente a quelle giudiziali: cioè le spese sostenute dalla parte, in favore del proprio avvocato, nella fase precedente il contenzioso giudiziale.
La giurisprudenza, infatti, è solita non prendere neanche in considerazione la richiesta di liquidazione delle spese sostenute nella fase stragiudiziale.
La recente ordinanza della suprema Corte
Tuttavia, con una recente ordinanza (la n. 15732 del 17 maggio 2022), la terza sezione della Corte di Cassazione è intervenuta sul tema, formulando un importante principio di diritto, all’esito di una controversia in cui il danneggiato richiedeva la liquidazione non solo delle spese processuali, ma altresì delle spese sostenute nella fase stragiudiziale e riconosciute dalla compagnia assicurativa (anche se poi non corrisposte).
La natura di danno emergente delle spese legali stragiudiziali
In primo luogo, la Corte ha chiarito che il rimborso delle spese di assistenza stragiudiziale sostenute in favore del proprio legale nella fase pre-contenziosa, ha natura di danno emergente.
Secondo la Cassazione, infatti, l’attività stragiudiziale è differente rispetto a quella giudiziale e la liquidazione delle spese della prima deve essere valutata nell’ottica del presumibile esito futuro del giudizio.
Ciò significa che le spese legali sostenute nella fase stragiudiziale non possono essere considerate un “danno emergente”, qualora l’attività svolta dall’avvocato in tale fase sia valutata come inutile o superflua per la risoluzione della controversia, oppure non idonea ad assicurare una tutela più rapida al proprio assistito o ad evitare la fase giudiziale (conforme a tale principio, anche la sentenza n. 9548/2017 della stessa Corte).
L’onere della prova dell’avvenuto versamento
In secondo luogo, la Corte ha precisato che, qualora una parte intenda ottenere la liquidazione delle spese legali stragiudiziali (inclusi i compensi del proprio avvocato), essa avrà l’onere di fornire prova, in giudizio, dell’avvenuto versamento, allegando alla propria domanda la relativa documentazione (distinte di bonifico, fatture, ecc.).
La motivazione della Corte è la seguente: le spese stragiudiziali, diversamente da quelle processuali, costituiscono una componente del danno emergente e, come quest’ultimo, deve esserne dimostrata l’esistenza ad opera della parte che l’abbia subito (o, nel caso delle spese, che le abbia sostenute).
La fattispecie
Nel caso di specie la compagnia assicuratrice del danneggiante si era impegnata a riconoscere in favore del danneggiato, tra le varie voci della bozza di accordo transattivo, un importo a titolo di spese stragiudiziali sostenute da quest’ultimo.
La Corte ha riconosciuto l’utilità dell’attività stragiudiziale svolta dalle parti per trovare un accordo transattivo, ma ha deciso di non liquidare le spese ad essa relative, in quanto non provate dalla parte danneggiata, durante il giudizio, con idonea documentazione.
Cassazione civile, sez. III, ordinanza 17 maggio 2022, n. 15732 (clicca qui per scaricarla)